idea srl


Vai ai contenuti

Menu principale:


Nuovo Ospedale dell'area metropolitana sud di Ancona

ITALIANO > edifici pubblici

IndietroPlayAvanti

Nel 2008 la Regione Marche ha bandito un Concorso Internazionale per la realizzazione del nuovo Ospedale dell'area metropolitana sud di Ancona. A questo Concorso ha partecipato un'equipe, con ETS s.p.a capogruppo, arch. M. Fatigato, arch. C. Fatigato, ing. L. Fatigato (questi ultimi tre soci di IDEA srl, arch. G. Lorusso, arch. F.M. Desantis, arch. G. Zizzi, Termostudi s.r.l., Engteam s.r.l.). L'equipe si è classificata al 6° posto di merito. Di lato si riporta la Relazione di Concorso.

Lo studio di prefattibilità, allegato al Disciplinare prevedeva la presenza di tre blocchi distinti, destinati a piastra dei servizi, alle aree di degenza e alla ricerca.
Il modello base di tale impostazione è, ancora una volta, quello delineato dal Documento di Linee Guida.
L’ipotesi è quella del superamento dell’Ospedale organizzato per reparti monodisciplinari, che sacrificano le esigenze di assistenza differenziata dei degenti a quelle della struttura gerarchica del personale medico, per passare ad un Ospedale in cui la centralità dell’assistenza è garantita dall’accorpamento della stessa in gruppi di degenza omogenea per livelli di prestazione (high care, low care, degenza giornaliera), accompagnata da un alto livello di prestazioni ambulatoriali e diagnostiche.
Lo schema dello studio di prefattibilità è stato da noi sottoposto a vaglio, in funzione del suo adattamento alle caratteristiche dell’andamento orografico del terreno.
Infatti, pur avendo scelto la localizzazione dell’Ospedale nella parte più pianeggiante del lotto, la differenza di quota, interna a tale localizzazione, è pur sempre pari a circa mt. 10,00.
Abbiamo giudicato prioritaria la scelta indicata nel Documento di non superare, con gli organismi edilizi dell’Ospedale i n. 3 piani fuori terra, per meglio armonizzare l’Ospedale stesso nell’ambiente circostante.
Progettando, infatti, edifici di altezza maggiore essi avrebbero impegnato una superficie minore, e, dunque, con minori dislivelli; tale scelta, però, oltre che contrastare con l’indicazione del Disciplinare, avrebbe determinato la presenza di un edificato di forte impatto visivo.
D’altro canto, per evidenti motivi di funzionalità le degenze non potevano che essere posizionate tutte agli stessi livelli di piano, per evitare il continuo ricorso a sistemi di movimentazione verticale (ascensori, monta lettighe, trasporto meccanizzato).
Però, la piastra dei servizi, poteva – e questa è stata la scelta da noi operata – scendere di un livello rispetto all’ipotesi prevista dal Disciplinare, con una suddivisione delle funzioni in essa previste che portasse tutto il blocco della diagnostica per immagini, della radioterapia (compreso il bunker), della medicina nucleare, della sterilizzazione al livello interratoseminterrato (livello -2 rispetto all’ingresso pubblico dell’Ospedale), il blocco del Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza (OBI compreso), Day Hospital 1 e Day Surgery, Anatomia Patologica, Obitorio, Farmacia e Cucina, al livello -1 rispetto all’ingresso pubblico dell’Ospedale, in situazione solo limitatamente seminterrata, lasciando a livello 0 (livello dell’ingresso pubblico all’Ospedale) la Dialisi, il Centro Trasfusionale, le Sale Chirurgiche, la Terapia intensivarianimazione, l’Unità di Terapia Intensiva Coronarica.
In questa maniera si è potuto adattare l’organismo edilizio all’andamento del terreno, evitando costose opere di movimentazione materie.
Superando l’idea meramente funzionalista dell’aggregazione per parti diverse degli elementi si è pensato ad un organismo edilizio che riassumesse in sé la complessità del funzionamento dell’Ospedale, facendola divenire vera e propria sfida di progetto.
E’ convinzione ormai diffusa, in tutte le scienze, come anche nella ricerca teorica, che l’ipotesi di soluzione dei problemi attraverso la loro semplificazione e riduzione ad unum, determini sintesi labili e nuovi problemi.
Solo un atteggiamento che complessizzi, per usare un neologismo di Ilya Prigogine, lo studio del reale, introduca in esso le variabili, che spesso vengono non considerate, può condurre a risultati di un qualche valore.
Ciò vale anche nella composizione architettonica, soprattutto di organismi complessi quale quello di un Ospedale.
Sulla base della nostra esperienza in materia di edilizia ospedaliera la chiara individuazione dei blocchi funzionali è, certo, uno degli elementi fondamentali del progetto, ma bisogna tener conto anche di:
· Completa separazione dei percorsi tra percorsi tecnico-sanitari e percorsi pubblici;
· Sviluppo prevedibile di sistemi di trasporto robotizzato esteso non solo alla biancheria, ma ai farmaci, alla cucina, etc.
· Rapporto stretto tra aree ambulatoriali e aree degenza, soprattutto tenendo conto della nuova struttura delle degenze poliatriche;
· Studio di efficienti matrici di relazione spaziale tra le funzioni ospedaliere, al fine di minimizzare i percorsi e massimizzare le interrelazioni;
· Riduzione in prospettiva dei tempi di degenza
· Umanizzazione degli ambienti ospedalieri, in particolar modo delle aree destinate all’accoglienza, al primo ingresso, al trattenimento e/o attesa di visitatori e utenti
A queste esigenze generali se ne uniscono altre specifiche, collegate a scelte di carattere strutturale e impiantistico.
Avendo attenzione a questa griglia di problemi e ben conoscendo la matrice delle interrelazioni presente nel Documento di Linee Guida, abbiamo introdotto nel processo compositivo architettonico la necessità di un approccio “urbano” al tema dell’Ospedale.
Intendiamo per approccio “urbano” la tensione che vi è in un progetto di architettura, quando esso si costruisce con la complessità di costruzione di una parte urbana. Se si pensa che in un Ospedale, come quello posto a base di Concorso, negli orari di punta saranno presenti circa 1.000 persone, si ha chiaro che esso è, di fatto, un paese, in cui si instaureranno relazioni, rapporti tipici di una piccola cittadina.
Proprio per il fatto che esso verrà realizzato in una campagna suburbana, rafforza ancora di più la necessità che, già solo nel primo impatto visivo esso dia di sé un’immagine urbana.
Riunendo tutti questi sistemi di approccio al tema del progetto, abbiamo elaborato un primo schema progettuale, riportato nello schizzo seguente, ipotizzando l’aggregazione del sistema delle degenze e della piastra intorno ad una Galleria-Jardìn d’Hiver, con un collegamento, in quota al livello 1, con il Centro Ricerca.
Questo primo schema è stato immediatamente sottoposto a controllo attraverso la formazione di un modello con il suo inserimento all’interno del lotto riportato, anch’esso, a modellazione tridimensionale, operata sulla base di un rilievo di campagna da noi eseguito, con isoipse ± 2.00 mt. Sono emerse da tale inserimento alcune criticità relativamente alla giacitura planoaltimetrica del complesso ospedaliero, che ci hanno spinto ad un ripensamento relativamente all’andamento rettilineare della serie delle funzioni connesse con l’ampia galleria.
Abbiamo pensato di modellare diversamente la Galleria curvandola in rapporto all’andamento delle naturali isoipse del terreno e aprendola verso il paesaggio del Parco del Conero. Pensando di rafforzare anche il segno architettonico del Centro di Ricerca INRCA, ne abbiamo ampliato le dimensioni, ipotizzando di portare al piano terra d’esso, anche una ampia Sala Conferenze, assolutamente necessaria per le caratteristiche uniche che assumerà il Centro di Ricerche nel panorama nazionale.

Home Page | SOCI/PARTNERS | ITALIANO | ENGLISH | RISERVATO | Mappa del sito


Torna ai contenuti | Torna al menu